Copio il titolo del post di oggi da un articolo di Marco Magrini pubblicato su Nòva, supplemento a Il Sole 24 Ore del 20 dicembre 2007. Da quello stesso articolo stralcio alcune considerazioni che ritengo utili per non perdere per strada alcuni elementi che ci permettono di seguire le evoluzioni politiche dei problemi climatici (ho aggiunto i link ad alcuni concetti).
"Più che la politica, poterono la scienza e la tecnologia. I delegati di 187 Paesi del mondo, riuniti in conclave per due settimane al vertice Onu sui cambiamenti climatici, sono volati via da Bali con in tasca l'accordo per avviare un negoziato di due anni che, per la prima volta, imbarcherà il mondo intero (...) nella lotta alle emissioni-serra.
(...) La politica si è arresa alla scienza perché - dal 1992 a oggi, quando al Summit della Terra di Rio, le nazioni del mondo ammisero a denti stretti che forse l'effetto-serra non era immaginario - quindici anni sono volati via con più chiacchiere che fatti (ad eccezione del Protocollo di Kyoto che però interessa solo una trentina di nazioni): a Bali, per la prima volta, neppure gli Stati Uniti o l'Arabia Saudita hanno osato mettere in dubbio il quarto rapporto dell'Ipcc, il braccio scientifico dell'Onu nella lotta al climate change, presentato quest'anno. (...) Ma nessuno ha più osato mettere in dubbio l'impatto delle attività umane sul riscaldamente planetario.
La tecnologia è stata al cuore del dibattito. In primo luogo, perché uno dei principali accordi raggiunti a Bali riguarda proprio il trasferimento di tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo, senza il quale né Cina né India avrebbero mai accettato di mettersi a negoziare tagli futuri alle loro emissioni".
Marco Magrini ha tenuto un "diario" di Bali. Potete leggerlo qui.
Il mensile La Nuova Ecologia a dedicato un dossier a vertice di Bali. Potete leggerlo qui.
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