venerdì 18 giugno 2010

La protesta degli insegnanti contro i tagli del Governo

Gli insegnanti di Milano dicono NO ai tagli del governo
LA PROTESTA
Le prof con il bavaglio contro i tagli alla scuola

n queste settimane in diverse città italiane, a mano a mano che si diffondono i dati sugli organici, si stanno svolgendo proteste spontanee di genitori, insegnanti, dirigenti che si vedono negare non solo la richiesta di attivazione di nuove classi a tempo pieno per l’a.s. 2010/11 ma anche la conferma di alcune di quelle funzionanti quest’anno.
Il Ministro Gelmini ci racconta un altro Paese, fornendo dati in controtendenza che preannunciano l’attivazione nella scuola primaria di 782 nuove classi a tempo pieno nell’a.s. 2010/11, che andrebbero ad aggiungersi alle 2176 in più attivate quest’anno. I sindacati sono scettici sui dati ministeriali e chiedono un incontro per chiarire questo apparente paradosso.
Eppure dai territori le notizie sono preoccupanti: secondo l’ASAL (Associazione Scuole Autonome del Lazio) ci saranno l’anno prossimo 216 classi a tempo pieno in meno nella regione; a Milano per effetto della trasformazione d’ufficio di 150 classi da tempo pieno a tempo normale, quasi tremila bambini saranno esclusi dal prolungamento delle lezioni nel pomeriggio; nella provincia di Firenze sono gli assessori all’Istruzione di dieci piccoli comuni a mobilitarsi con i genitori e nel capoluogo 600 bambini non avranno il tempo pieno, a causa dei tagli agli organici; a Torino si passerà da 597 a 515 classi e a Trapani, delle 30 prime a t.p. attivate quest’anno, ne resteranno a settembre solo 3.
Legambiente Scuola e Formazione esprime preoccupazione per lo stravolgimento di un modello orario, con l’eliminazione delle compresenze, che è stato laboratorio di innovazione didattica e di inclusione sociale e che, pur nella sua versione ridimensionata, non viene garantito a tutte le famiglie che lo richiedono. La riduzione del tempo scuola e delle compresenze, significherà più frammentazione dei docenti e degli orari, meno laboratori e meno visite culturali, meno uscite sul territorio, con una riduzione delle occasioni di cittadinanza per i bambini, dentro e fuori scuola.
L’impoverimento quantitativo e qualitativo della scuola non ci piace. Per questo sosteniamo le tante iniziative in difesa della scuola pubblica che si stanno svolgendo nel Paese.

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