lunedì 10 novembre 2008

SCUOLA, LA RINASCITA E' POSSIBILE


Articolo per Stati Generali delle Regioni Meridionali tratto da La Repubblica Napoli - 7/11/08

La scuola pubblica italiana, e non solo quella meridionale, ha bisogno di un grande rilancio, di forti motivazioni, di diffusa fiducia che educare si può, anche se nella nostra epoca è sempre più difficile.

Se un merito l’azione dei ministri Tremonti – Gelmini l’ha avuto è stato quello di riportare all’attenzione generale che scuola e università sono un problema serio, che non è riducibile a una questione di costi e di tagli. Ma non è neanche esclusivamente una questione per operatori ed utenti. E’ una questione che ci riguarda tutti.

La scuola non è un sistema chiuso, autoreferenziale, al contrario, come dimostrano i fenomeni di bullismo, è fortemente permeabile agli umori che circolano nel territorio in cui vive. Anche l’improvvida polemica estiva del Ministro Gelmini sugli insegnanti meridionali lo conferma. Basterebbe infatti chiedersi come mai gli stessi insegnanti meridionali quando lavorano al nord ottengono buoni risultati.

La verità che troppo spesso in questo Paese si è preferito discutere delle soluzioni piuttosto che individuare e condividere il problema da aggredire. Anche questa volta si sono preferite avveniristiche e traumatiche soluzioni, come quella del taglio di 130.000 posti di lavoro. Gli Stati Generali sulla scuola delle Regioni meridionali, che si aprono oggi, sono un’ottima occasione per invertire il metodo.

Qual è allora il problema da aggredire?

Una lettura seria e non preconcetta dei dati forniti dalle indagini internazionali e dal libro bianco del Ministero dell’Istruzione ci dicono, senza ambiguità, che esiste una relazione diretta tra rendimento scolastico e fuoriuscita dall’analfabetismo di un territorio e che in Italia, al contrario che in altre Nazioni, prevale la differenza tra scuole su quella intrascolastica, cioè pesa il sistema territoriale in cui la scuola è inserita. Come dire che per avere buoni risultati scolastici serve una buona qualità culturale (in senso antropologico) del territorio. Volenti o nolenti, il territorio educa, o diseduca, se preferite.

Quale sarà mai, ad esempio, la credibilità di una scuola davanti alla quale è possibile seppellire indisturbati bidoni di rifiuti tossici, come è stato scoperto recentemente a Crotone?

Amministratori capaci di farsi carico con lungimiranza dell’interesse generale, creando nel territorio occasioni di apprendimento continuo e facendo degli edifici scolastici la vetrina dell’innovazione e della modernità, cittadini che si ribellano alle illegalità diffuse, uno Stato capace di mettere a tacere la malavita organizzata, di dare certezze al mondo delle imprese e di creare le infrastrutture degne di un Paese moderno. Questi sono gli ingredienti fondamentali, la faticosa strada obbligata per la Rinascita della scuola nel Sud, perché la scuola non può essere lasciata sola e deve essere chiaro qual è la direzione di marcia, il progresso verso cui si vuole andare. La scuola deve e può essere cambiata, ma dobbiamo sapere che da sola non ce la fa, non ce la può fare.

Con questo spirito Legambiente, con Acli, Arci ed altre 20 organizzazioni della società civile ha promosso un appello ed ha lanciato un’iniziativa di responsabilità sociale “per una scuola capace di futuro”. Per dire che serve un’idea forte e condivisa, da costruire insieme tra classe politica, società civile, professionisti della scuola, studenti e genitori, per capire quale “missione” il Paese affida alla sua scuola e cosa concretamente deve avvenire nelle aule e nelle scuole perché quella missione si realizzi.

Chiudere scuole e mettere 30 alunni in un’aula non è una risposta, è una dichiarazione di fallimento, un “si salvi chi può” dove solo i più protetti potranno sopravvivere.

Vittorio Cogliati Dezza,
Presidente nazionale Legambiente




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