Per tutti gli insegnanti e gli educatori scoraggiati, ho una buona notizia: c'è sempre più bisogno di buoni educatori. C'è sempre più bisogno di educatori che stimolino il pensiero critico... unico argine all'overdose di informazione che proviene dal web.
E' una riflessione che ho fatto leggendo, su suggerimento di Antonio Santangelo, il botta e risposta tra due esperti di web 2.0: Luca De Biase e Massimo Russo. L'internautica tenzone è avvenuta in questa sequenza: 1) paper di De Biase sull'ecologia dell'attenzione; 2) critica di Russo: Cittadini, non funghi nell'economia della conoscenza; 3) replica di De Biase: Attenzione a Russo; 4) controreplica di Russo: Alcune domande a De Biase (e non solo) su simbiosi e attenzione; 5) (e spero ultimo appuntamento di una serio dibattito che rischia di diventare telenovela con imprecisato numero di puntate, tendente all'infinit) risposta di De Biase: Conversando di simbiosi.
Gli articoli meritano di essere letti interamente, mi limito ad alcune miei considerazioni che hanno molto a che fare con il ruolo dell'educatore:
- a proposito di filtro: con il web 2.0 il filtro si è spostato dall'editore all'utente finale: di fronte ai media generalistici la mia libertà era quella di accendere/spegnere, leggere/non-leggere; ma quando accendevo e leggevo, mi toccava sorbirmi quanto proposto dell'editore di turno. Con il web io cerco quello che voglio: aumenta la mia libertà, ma aumenta anche la fatica della scelta.
- a proposito di disattenzione: se è vero che la massa di informazioni determina inflazione e quindi disattenzione, tale disattenzione non deve essere vista come una patologia, ma come normale attivazione del sistema di difesa della nostra mente. Non è una cosa nuova. Già Seneca si chiedeva: et si haec sciam, quid ignorem? (che tradotto liberamente potrebbe essere: e se dovessi sapere tutto questo, che cosa potrei permettermi di non sapere?)
- a proposito di "decisione d'impulso": la old economy, con i prodotti voluttuari a poco prezzo messi davanti alle casse dei supermercati, ci ha insegnato che la tentazione all'acquisto di impulso (disattento... direbbe De Biase) è inversamente proporzionale al livello di coinvolgimento. Io voto di impulso se non mi importa più di tanto di politica! Ma se mi interessa davvero la politica, all'impulso sostituisco: la raccolta di informazioni, l'analisi, la riflessione, la verifica delle varie ipotesi... capite perché è importante che esistano buoni insegnanti?
- a proposito di attenzione: il web mi consente di trasformare il valore tempo: dal "passare il tempo" all'utilizzare il tempo per qualcosa che mi interessa. A questo punto siamo da capo: il "che cosa mi interessa". In questo il web e i media tradizionali, influiscono in maniera subdola... influiscono, non determinano! Ci sono sempre gli anticorpi: libertà, etica, partecipazione, idea di futuro.
- a proposito di iperinformazione: il grosso problema del web è quello di navigare con spirito critico (ci risiamo!) quando mi servono informazioni approfondite. Non mi sono mai soffermato su una pubblicità o un articolo sui prodotti per i bambini, finché non ho scoperto che dopo nove mesi qualcuno mi avrebbe chiamato papà. In una persona "consapevole" il filtro è più forte della massa di informazioni. Ma quando sono affetto da una malattia e voglio saperne di più, il mio filtro risulta inadeguato nell'orientarsi tra diagnosi e proposte di cure (il caso Di Bella insegna). A quel punto, entra in scena il personaggio più importante del web 2.0: la fiducia!
- a proposito di rete: è un concetto ormai di moda (net-economy, net-working, net-book...) e come tutte le mode, assolutizzato. Si pensa alla rete dando troppo spazio alle interconnessioni tra nodi, ma si è perso per strada il nodo, inteso come punto di elaborazione che giustifica la presenza dell'interconnessione. Adesso che l'interconnessione è così facile, il difficile è creare tali nodi. Non bastano "persone", ci vogliono persone che abbiano passioni, o conoscenze, o curiosità, o qualcosa da raccontare.
3 commenti:
Caro Andrea,
concordo con le osservazioni. Aggiungerei un ulteriore concetto, quello di pubblico attivo, cioè noi stessi, he attraverso la rete, con il nostro spirito critico, con le nostre conversazioni, possiamo spingere per il cambiamento.
Ma questo lo sai bene.
Aggiungerei anche il concetto di orientamento; come muoversi, dove cercare e cosa. Su questo la scuola deve e puo' svolgere un ruolo forte e necessario.
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